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SALUTE SESSUALE: ALLA RICERCA DEI SERVIZI PERDUTI

Nell’ultimo anno Arcigay ha effettuato una ricerca per monitorare i servizi sulla salute sessuale rivolti alle persone LGBTQIA+. Una vera e propria mappatura che raccoglie i vari punti di accesso ai servizi presenti sul territorio nazionale, e i livelli di efficienza e disomogeneità nell’offerta.

La mappatura ha permesso di acquisire i dati di 31 città e al tempo stesso ha sollecitato l’attivazione (o riattivazione post-pandemia) di servizi fondamentali per la salute della comunità e delle persone che vivono con HIV.

In tutti i territori mappati, tranne uno, troviamo almeno uno sportello o ambulatorio HIV, ma sappiamo che non tutti i capoluoghi di provincia italiani ne possiedono uno.

Solo in 6 delle 31 città mappate è possibile fare gratuitamente test gratuiti per IST diverse da HIV (Candida, Clamidia, Epatite A, B, C, Gonorrea, Herpes genitale, HPV, Sifilide, Trichomonas, Micoplasma genitale) mentre in 10 città questo tipo di servizio è completamente assente.

Un servizio fondamentale ai fini della prevenzione di HIV e altre IST è il counselling psicologico.

Inteso non solo come consulenza tecnico-informativa in grado di trasmettere nozioni specifiche, ma anche come contesto non stigmatizzante in cui le persone possano parlare della propria vita sessuale senza disagio e giudizio, e mettendo a fuoco i comportamenti necessari a prevenire il rischio di infezioni.

Questo servizio di counseling psicologico correlato al test in Italia è spesso assente o di difficile accesso. 


La mappatura registra l’assenza di servizi psicologici in convenzione rivolti a persone che vivono con HIV in contesti ospedalieri/ambulatoriali in quasi la metà dei territori campione. In alcuni casi è segnalata la disattivazione negli ultimi anni a causa della riorganizzazione dovuta alla pandemia. 

Il chemsex, l’utilizzo di sostanze prima o durante il sesso, è un fenomeno fortemente in crescita nelle città metropolitane. Attività di prevenzione e riduzione del danno  hanno dimostrato in tutta Europa effetti positivi nell’arginare il chemsex problematico.

I servizi sanitari del territorio sono completamente impreparati: solo in 2 città tra quelle mappate sono presenti sportelli Chems nelle aziende sanitarie.   

Ancora non esiste una strategia di salute pubblica di gestione e intervento sul fenomeno del chemsex problematico. 

Rispetto al chemsex nel nostro Paese non si prevedono interventi di riduzione del danno né di supporto clinico e/o psicologico laddove necessario. 

La percezione generale è che il sistema dei Ser.D. (Servizi per le Dipendenze) sia ad oggi completamente inadeguato, e che questo renda di fatto impossibile una presa in carico efficace tra servizi del sistema sanitario pubblico.

Le attività di testing e counseling svolte nelle associazioni sono un punto di riferimento per tante persone della comunità LGBTQIA+, che prediligono questi luoghi rispetto agli ambienti sanitari. La distribuzione sul territorio di queste attività resta disomogenea e quasi ovunque a carico delle realtà che se ne occupano. 

Riconoscere la solida preparazione del terzo settore e strutturare collaborazioni con le istituzioni sanitarie pubbliche (in termini di risorse umane, organizzative, strumentali e finanziarie) diventa sostanziale per garantire l’accesso ai servizi sulla salute.


ACCEDERE ALLA PrEP È UN’AVVENTURA 

La PrEP (Profilassi Pre-Esposizione) è un protocollo sanitario che previene l’infezione da HIV. Nei paesi in cui è stata implementata come sistema di prevenzione dai sistemi sanitari nazionali ha ridotto drasticamente il numero di nuove infezioni da HIV. 

Il 23% dei servizi mappati (7 città su 31) non presenta uno sportello PrEP costringendo le persone a spostarsi in altre città per poter accedere a un diritto. 

Senza rafforzare questo strumento rivoluzionario, in Italia come nel resto del mondo, non riusciremo a sconfiggere l’epidemia. 

La PrEP, non è concretamente accessibile ovunque. 

La prescrizione della PrEP è spesso legata all’iniziativa di infettivologə che decidono di rendere disponibile il servizio. 

Il costo della PrEP è quasi sempre a carico di chi la utilizza. Questo espone al rischio di infezione chiunque non possa permetterselo. Stessa situazione sulle vaccinazioni per altre IST e sul costo degli esami clinici necessari per l’adeguato monitoraggio della terapia.

La PrEP andrebbe prescritta a chiunque la richieda indipendentemente da comportamenti dichiarati o presunti.

Purtroppo alcune infettivologə tendono a non prescriverla a chi dichiara di usare sempre sistemi barriera.

La PrEP è uno strumento di autodeterminazione. Ogni persona ha la responsabilità del proprio benessere sessuale, ma anche il diritto ad accedere, in sicurezza e sotto controllo medico, a tutti gli strumenti di prevenzione che oggi sono a disposizione.


PAZIENTI MA FINO A UN CERTO PUNTO

Chi vive con HIV in viremia azzerata da anni, spesso è costrettə ad andare in ospedale solo per ritirare farmaci ed esami di routine. Si stima che le persone che vivono con HIV perdano circa 30-50 ore di lavoro all’anno per questa attività, a differenza di altri stati europei in cui è possibile ritirare la terapia, o riceverla a casa, anche ogni 6-12 mesi. 

Ridurre i tempi di gestione del reperimento dei farmaci per chi vive con HIV significa tutelarne la qualità di vita stessa.

Tra Nord e Sud del Paese non si rilevano sostanziali differenze, la maggior parte dei servizi sono concentrati nei grandi centri, a discapito delle periferie. Ciò costringe milioni di persone a spostarsi per usufruire dei servizi, anche quelli salvavita.

Questo, tanto per le emergenze quanto per percorsi terapeutici che richiedono un servizio di prossimità, costituisce un problema in termini di diritto alla salute, soprattutto quando il grande centro è distante. 

I farmaci long acting potrebbero emancipare le persone che vivono con HIV dall’assunzione giornaliera del farmaco.

In questa mappatura non è stato possibile inserire questa nuova strategia terapeutica oggi disponibile nella lotta all’HIV, ma ad oggi sono ancora troppo pochi i centri che hanno implementato la somministrazione long acting della terapia antiretrovirale.

Negli ultimi 3 anni sono stati segnalati casi di discriminazione in ambito sanitario in 19 dei 31 territori mappati. 

Nella maggior parte dei territori (16 su 19) sono state segnalate discriminazioni su base omolesbobitransfobica in servizi sanitari, ospedalieri e odontoiatrici. Su un quarto circa dei territori mappati sono stati registrati episodi di discriminazione e situazioni di stigma nei confronti delle persone che vivono con HIV.

#HealthyPrimoDicembre


E nel tuo territorio come funziona?

Segnalaci i limiti nell’accesso alle terapie, alla PrEP, ai test per HIV e altre IST. Sei una persona che vive con HIV e hai subito casi di discriminazione o hai difficoltà ad accedere ad alcuni servizi a te dedicati? Vorresti rivolegerti a sportelli psicologici o Chems ma nella tua zona? 

Mandaci una segnalazione alla mail salute@arcigay.it

Vogliamo continuare a mappare l’Italia fino all’ultima provincia!