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Il patriarcato ammala

L’8 marzo non è solo una giornata di celebrazione, ma un momento di lotta e rivendicazione. 

Ancora oggi, nel 2025, i diritti sessuali e riproduttivi sono sotto attacco, ostacolati da barriere burocratiche, discriminazioni e un sistema sanitario che spesso non mette al centro il benessere delle persone. 


Interminabili ore di fila, manifesti giudicanti nei presidi sanitari, associazioni antiabortiste che presidiano le strutture, medic3 obiettor3 che rendono quasi impossibile l’accesso ai servizi. 

E in Europa? Oltre 20 milioni di persone non hanno la possibilità di decidere sul proprio corpo. 


La gestazione per altr3 rappresenta una rottura con il modello tradizionale di famiglia e permette anche alle persone single e alle coppie non eterosessuali di diventare genitor3. 

Tuttavia, le leggi attuali impediscono una regolamentazione etica, basandosi su logiche punitive anziché su una reale tutela delle persone coinvolte.

Se la GPA è vietata con il pretesto di evitare sfruttamento, allora perché non lottiamo prima di tutto contro le disuguaglianze economiche che costringono le persone a scelte di necessità? 


L’accesso libero alla contraccezione è un tassello fondamentale dell’autodeterminazione, ma oggi resta ancora vincolato a barriere mediche e sociali:

  • È gratuita solo per poche categorie e con prescrizione obbligatoria, creando ostacoli e stigma.
  • L’educazione sessuale è assente dalle scuole, lasciando le persone giovani in balia di informazioni scorrette trovate online.

Il 76% delle persone partorienti in Italia* ha subito cure non consensuali, trattamenti coercitivi e infantilizzazione (*Università di Urbino, 2024). 

Troppo spesso si ignora il benessere fisico e mentale della persona gestante, imponendo scelte mediche senza spiegazioni o rispetto. 


La PrEP (Profilassi Pre-Esposizione) è uno strumento fondamentale nella prevenzione dell’HIV, eppure per le persone con vulva l’accesso resta limitato. 

Scarsa informazione, stereotipi di genere e mancanza di programmi mirati impediscono una reale diffusione di questo farmaco. 


Chi si prende cura delle persone fragili – nelle corsie d’ospedale, nelle case, nei centri di assistenza – lo fa spesso in condizioni di sfruttamento e scarsa tutela

Il lavoro di cura è sottopagato, dato per scontato e considerato “naturale”, quando invece è una responsabilità collettiva. 


Le persone trans affrontano troppe barriere nell’accesso ai servizi sanitari:

  • Mancanza di formazione del personale medico.
  • Discriminazione e stigma durante le visite.
  • Accesso limitato a servizi ginecologici e riproduttivi.

Il patriarcato continua a imporre ostacoli e restrizioni, ma il transfemminismo offre una visione alternativa: un sistema in cui ognunə possa scegliere per il proprio corpo, senza stigma, barriere o imposizioni.