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GRASSOFOBIA e il Fat Liberation Manifesto


La grassofobia è una discriminazione sistemica: l’antipatia e il rigetto per le persone grasse o il grasso in sé, ma anche la paura di ingrassare. Colpisce tutt3, non solo le persone “grasse”, determinando problemi di accessibilità al lavoro, a determinati spazi pubblici, ai vestiti, e molto molto altro. 

La grassofobia è un tema sommerso, ma non è un tema sanitario.

Il movimento di lotta alla grassofobia nasce alla fine degli anni 60 all’interno dei collettivi femministi neri negli Stati Uniti.




A Central Park a New York si organizza il primo storico FAT IN e si rivendica la liberazione dei corpi grassi mangiando collettivamente gelati, e altri cibi “grassi” mettendosi in vista, rendendosi visibili!! 

In seno a svariati gruppi femministi neri nasceranno le prime organizzazioni contro la grassofobia.


Scritto da FAT UNDERGROUNG gruppo femminista, distaccamento della NAAFA, che scrive un documento ancora oggi molto attuale.

Negli anni la lotta alla grassofobia prenderà piede anche in altri paesi, verranno prodotte ricerche e organizzate sempre più numerose conferenze internazionali.



Negli ultimi anni sono nati nel mondo progetti sempre più intersezionali e complessi, ed il tema è arrivato nel mondo dell’arte, dell’informazione, dei social media e dell’attivismo digitale, e della produzione letteraria (anche se è tuttora quest’ultima è considerata un pò scarsa in termini di rappresentatività).



Le parole chiave legate al contrasto alla grassofobia sono spesso inglesi poiché il movimento si è sviluppato maggiormente e inizialmente nei paesi anglofoni. Ad esempio:


  • Quando si commenta il corpo proprio o altrui, quando ci si denigra fisicamente e si disprezza il proprio corpo o alcune sue parti che riteniamo grasse (o la cellulite), o commentiamo corpi altrui, stiamo facendo del “fat talk”. È un nodo importante perché è molto contagioso. Spesso una semplice battuta, anche fatta su se stess3, può ferire e toccare profondamente le persone che ci ascoltano.

    Ancora più problematico è prendersi la libertà di rivolgersi alle persone con frasi come “Sei ingrassatə?” o “Sei dimagritə?” dando al dimagrimento un’accezione positiva, anche quando non si conoscono le ragioni di tale dimagrimento, che potrebbe essere dovuto a una malattia, allo stress o ad altro. 

  • Si definisce un diet talk quello che facciamo quando diciamo “dovrei mettermi a dieta”, quando contiamo le calorie dei nostri pasti in modo ossessivo, quando giudichiamo la grassezza dei cibi che mangiamo, e giudichiamo “immorale” qualunque piatto non sia un’insalata.

    Anche in questo caso avere più attenzione a chi ci ascolta e a chi potrebbe avere un sentire diverso dal nostro evita di ferire inutilmente le persone accanto a noi e non alimenta il discorso grassofobico.



  • Grasso è diverso da obeso. L’obesità è una patologia e si rifà a degli standard scientifici sugli indici di massa grassa. Grasso è una semplice parola come altre. Che definisce e descrive un’identità. Sganciare i due termini aiuta anche a notare i differenti utilizzi nel linguaggio di tutti i giorni.

  • Uno strumento che si usa in medicina, in palestra, in dietologia, per misurarci è l’IMC, l’indice di massa corporea. L’IMC però non tiene conto di molti fattori: in teoria dovrebbe dirci se sei magrə, se sei sottopeso, normo peso, sovrappeso, obeso, etc. ma non considera il sesso, la morfologia del corpo, le proporzioni di ciascunə e non considera sempre neanche i muscoli.


Quando il privato diventa pubblico il privato diventa politico. Il nostro corpo ha un ruolo nella socialità: importa quando saliamo su un autobus, quando conosciamo una persona, quando cerchiamo un lavoro. È visibile e spesso è utilizzato per descriverci.

Le persone grasse vengono categorizzate come minoranza, e come tale vivono numerosi ostacoli nell’ambito medico, nell’ambito sociale e nella vita di tutti i giorni.



“sii la versione migliore di te (magra)” “dentro una persona grassa c’è sempre una donna intrappolata”, pigrizia, scarsa cura, sovralimentazione, assenza di autocontrollo, cattivo odore.

Gli stereotipi funzionano per “associazione”, e fanno si quando si vede un certo corpo inconsciamente lo si associ automaticamente ad una serie di “caratteristiche”. Le persone grasse da un lato sono molto visibili, ma sotto molti altri aspetti vivono una sorta di invisibilità in ambito sanitario, nello sport, nella rappresentazione nei media, nel lavoro, nell’ambito relazionale e in molti altri.

Sottolineiamone qualcuno:


  • Diagnosi date a priori, senza o prima di analisi appropriate. Questo atteggiamento giudicante, che riduce al “devi dimagrire” la maggior parte delle criticità, genera una diffidenza verso l’ambiente sanitario, che espone molte persone ad ulteriori vulnerabilità.

  • “Non potrò avere più di così” – spesso si interiorizza (ma sono valutazioni che arrivano continuamente anche dall’esterno) che con un corpo non conforme non si possa ad ambire mai a “meglio”. Oppure spesso si pensa che solo da magr3 si potrebbe avere relazioni diverse.

    Le persone grasse subiscono anche approcci molto peculiari, e spesso sono considerate “prede più facili” e trattate con meno rispetto e cura proprio perché considerate con meno possibilità. Allo stesso tempo quando subiscono violenza sessuale troppo spesso non vengono credute a causa del retropensiero “Devi ringraziare che qualcunə ti abbia notatə” oppure “Ti hanno fatto un favore”, confondendo ancora una volta il desiderio con il controllo e il potere che esercita chi fa violenza.


  • Le discriminazioni per le persone grasse sono presenti negli sport di squadra, nelle discipline singole e in quelle all’aperto.

    Quante probabilità ci sono ad esempio che una persona grassa che corre venga presa in giro o riceva commenti non richiesti? Molte. E la palestra? È un luogo dove si può andare a fare sport, per motivazioni varie, anche ludiche, o ormai è un luogo che incoraggia l’attraversamento solo di corpi normati? E quanti di questi automatismi e giudizi sono interiorizzati in ciascunə di noi? 


  • In televisione, come nelle serie e nei film, le persone grasse sono spesso ridotte a un cliché: raramente sono persone che si autodeterminano o non definite dalla loro stessa grassezza. Addirittura in tante produzioni per bambin3 sono da decenni personaggi negativi ed è considerato normale che sia così.


Siamo ancora lontan3 dal superamento di una cultura grassofobica, ma piccolissimi passi in avanti sul fronte della consapevolezza si stanno conquistando. Presentiamo di seguito la traduzione del FAT LIBERATION MANIFESTO, da dove questa lotta è partita:


1. NOI riteniamo che le persone grasse abbiano tutti i requisiti per essere rispettate e riconosciute come esseri umani.


2. NOI siamo arrabbiat3 per come veniamo usat3 per interessi commerciali, sessisti e razzisti. I nostri corpi sono stati ridicolizzati per dar vita ad un immenso e lucrativo mercato basato sulla promessa fasulla di uscire, evitare o schivare quella ridicolizzazione.


3. NOI percepiamo la nostra lotta come omologa a quelle di altri gruppi oppressi da classismo, razzismo, sessismo, generazionismo, imperialismo e simili.


4. NOI chiediamo diritti uguali per le persone grasse in ogni aspetto della vita, come promesso dalla Costituzione degli Stati Uniti (e quella italiana, ndr.). Richiediamo medesimo accesso a beni e servizi di pubblico dominio e alla fine della discriminazione nei settori del lavoro, dell’educazione, dei servizi sanitari e delle istituzioni pubbliche.


5. NOI facciamo i nomi e i cognomi dei nostri nemici, specializzati fautori dell’industria “delle diete”. Questi includono associazioni dietistiche, servizi di dimagrimento, cliniche dell’obesità, dietologi, libri sulle diete, cibo dietetico e supplementi dietetici, procedure chirurgiche, soppressori dell’appetito, farmaci e gadget come “macchine per dimagrire” o simili.


NOI chiediamo che a tutti loro sia chiesto di assumersi le responsabilità di queste promesse fasulle e che sia reso chiaro come i loro prodotti danneggino la salute pubblica. Chiediamo che siano pubblicati studi a lungo termine sull’efficacia statistica dei loro prodotti. Lo chiediamo sapendo che il 99% dei programmi dietetici valutati in un periodo di cinque anni falliscono miseramente, e ben conoscendo quanto i frequenti cambi di peso possano danneggiare la salute.


6. NOI ripudiamo la “scienza” mistificatoria secondo la quale noi “non siamo in forma”. Ha causato e mantenuto la discriminazioni ai nostri danni, in collusione con l’interesse finanziario delle società assicuratrici, dell’industria della moda e degli accessori, di quella del dietismo, del settore dei farmaci e dell’alimentazione, come dell’establishment medico e psichiatrico.


7. NOI rifiutiamo di essere soggiogat3 agli interessi dei nostri nemici. Intendiamo riprendere il controllo dei nostri corpi e delle nostre vite. Insieme, ci impegniamo a inseguire questi obiettivi.


PERSONE GRASSE DEL MONDO, UNITEVI!, NON AVETE NULLA DA PERDERE di Judy Freespirit e Sara Fishman _ Novembre 1973



Si ringraziano la Rete Donne Transfemminista di Arcigay, Valentina Quattrocchi e Sabrina Russo