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A tu peer tu con Vibe

Vibe Draghetti (tutti i pronomi, preferibilmente maschili), ha 42 anni e vive a Livorno. Ha fortemente voluto l’apertura di Arcigay a Livorno, impegnandosi in prima persona e riuscendo, insieme ad altre due persone, ad aprire il circolo nel 2014. Vibe è anche da anni soccorritore volontario di Croce Rossa e quando è nato il Progetto HP (Healthy Peers) ha deciso di unire le due passioni e di fondare un Gruppo Salute. Oggi si occupa del coordinamento dell’attività di testing sul territorio.



Facciamo attività di testing sul territorio, somministrando test rapidi per HIV, Sifilide ed Epatite C, in collaborazione con molte altre Associazioni. 

Ogni tre mesi, in linea col periodo finestra dei Test che utilizziamo, siamo in una piazza della città con ambulanze e gazebo dove rendiamo possibile, in totale riservatezza, accedere prima al counseling e poi ai test rapidi. Per agevolare la partecipazione di chi lavora, l’attività viene svolta nel fine settimana e l’accesso è diretto, senza bisogno di prenotazione. 


Installiamo i gazebo in piazza ed abbiamo un’ambulanza su cui si effettuano i prelievi.

C’è un banchetto dove è disponibile materiale informativo ed abbiamo un tavolo di giochi, per chi deve attendere i risultati dei test o anche per chi, semplicemente, vuole fermarsi a giocare con noi.

Prima del test viene fatto il counseling, di cui si occupano un professionista di Arcigay e due psicologhe di un’altra Associazione e, infine, la persona sale sull’ambulanza dove viene fatto il prelievo capillare, una punturina sul dito.

Mentre si aspetta, stemperiamo l’ansia dell’attesa con i giochi: le carte di HP piacciono tanto e attirano molte persone. Poi utilizziamo anche il cruciverba di Croce Rossa, che è centrato sulla storia dell’HIV e della prevenzione, e in più, abbiamo un gioco in cui bisogna abbinare delle calamite con il metodo di protezione e ciò da cui protegge. In palio ci sono scatoline di profilattici.


Trascorso il tempo di attesa, l’infermierə chiama la persona e comunica il risultato non reattivo. In caso di reattività, viene coinvoltə anche lə counselor.


Gli inizi non sono stati facilissimi; c’era molta diffidenza, addirittura c’è statə qualcunə che ci ha minacciato. Oggi, dopo diversi anni che facciamo test in piazza, abbiamo persone, anche cis etero, che ci dicono: “Ma fra tre mesi ci rivediamo?”

La cosa bella è che vengono anche i turisti: siamo in un punto strategico vicino al porto e molte delle persone che scendono dalle navi da crociera o dai traghetti, ci vedono e decidono di testarsi.


Tutte. Persone trans, cis, bisex , gay, lesbiche, etero… Per fortuna la tipologia è varia. Mi piacerebbe che venissero più persone di altre etnie e culture che vivono nel nostro Paese, ma è un discorso lungo e complesso, anche perché a volte queste persone hanno problemi di visibilità all’interno della propria comunità e non desiderano mostrarsi mentre vengono da noi.

Il comune denominatore è che la maggior parte sono giovani; coinvolgere persone di 40/50 anni è più difficile. Un dato positivo è che molt3 ritornano.


Il fatto che le persone, quando vengono da sole, chiedono tante informazioni, si fanno avanti senza problemi. Quando invece vengono accompagnate dallə partner,stanno un passo indietro, lasciano che sia l’altrə a prendere l’iniziativa, come se la cosa non le riguardasse. 

C’è ancora tanto da lavorare!


Abbiamo iniziato questa attività nel 2018 (salvo l’interruzione causata dalla pandemia). Dopo la diffidenza iniziale, la popolazione ha imparato a conoscerci e ci aspetta: capita anche che se siamo in piazza per altri eventi ci chiedano quando faremo i test.

Inoltre, ci sono anche quelle persone che non desiderano fare i test ma che comunque si fermano per chiedere informazioni o per prendere gli opuscoli e io ritengo che questo sia indice dell’interesse, che in parte anche noi siamo riuscit3 a risvegliare, sull’importanza della salute sessuale.


Vorrei che ci fosse un maggiore riconoscimento da parte delle Istituzioni. Ci danno il permesso di occupare il suolo pubblico (spesso, comunicandocelo all’ultimo momento), ma è difficile, se non impossibile, che veniamo invitat3 o pres3 in considerazione durante eventi o occasioni istituzionali. Diciamo che sarebbe importante una maggiore collaborazione e sensibilità verso il lavoro che facciamo.


Insieme ad altre Associazioni si sta pensando di aprire un Checkpoint, partendo da una volta al mese. Se ne sta cominciando a parlare ora; ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma l’intenzione c’è!