\

A TU PEER TU

Luca Vida (qualsiasi pronome), 41 anni, vive a Udine e si occupa della segreteria di uno studio medico. Si è avvicinatə ad Arcigay nel 2015 come volontariə nel progetto sul bullismo nelle scuole; in seguito fa parte del Direttivo del Comitato di Udine e ne è statə anche Presidente. Oggi, è membro del Consiglio Nazionale di Arcigay e a Udine è referente Salute, ma lavora anche nel Gruppo Trans e nel Gruppo Cultura.


Si tratta di un gioco di carte, Safe Or Safer. Ci sono quattro mazzi per quattro argomenti: il mazzo verde per la Comunità Queer; il mazzo rosa per il mondo delle pratiche; il mazzo giallo per l’HIV; il mazzo blu per la  PrEP e la prevenzione. Tecnicamente i mazzi trattano di diverse tematiche, ma in realtà aspetti tecnici e socio-relazionali sono mescolati fra loro.


E’ un ottimo strumento per i nostri banchetti informativi che allestiamo in diversi eventi: recentemente abbiamo portato le Carte in alcuni concerti di musica elettronica, prima dello spettacolo delle Karma B o anche durante le celebrazioni del 25 aprile.
Il gioco è  una sorta di Trivial: su ogni Carta c’è una domanda e delle possibili risposte. Teoricamente dovrebbe essere una sfida fra 4 persone che devono riuscire a indovinare tre carte della propria area scelta e una delle altre aree. Ma abbiamo imparato ad adattare il gioco alle circostanze in cui ci troviamo, per cui si può anche giocare in due persone oppure fare delle squadre.

Le Carte più interessanti di ogni mazzo sono però le carte Imprevisto che prevedono che le persone facciano qualcosa di particolare per acquisire il punto  e lì ci siamo sbizzarrite con la fantasia. Per un evento abbiamo prodotto una MegaVulva in cartone dove bisognava tirare una freccetta e dire il nome del punto della vulva che si colpiva. In altri contesti abbiamo creato la gara di chi metteva più velocemente il condom su un dildo, a occhi bendati.


E’ un ottimo strumento perché crea un forte aggancio con le persone e ci permette di parlare in modo ludico di sessualità e di prevenzione e anche di scardinare alcuni pregiudizi: ad esempio c’è la classica domanda su HIV e zanzara. Inoltre, lə peer che conduce il gioco, come me, deve essere preparatə a rispondere alle domande e a dare le giuste spiegazioni. Le persone vogliono sapere perché hanno sbagliato una risposta, chiedono informazioni. E’ un modo per essere seri3 senza essere serios3.


Assolutamente positivi. Ho incontrato insegnanti che mi hanno addirittura chiesto dove si possono comprare le Carte. Durante gli eventi, alcune persone ripassano al banchetto più volte nella stessa giornata ed altre, incontrate di nuovo a distanza di un anno, hanno voluto rigiocare. Questo modo interattivo di imparare ridendo, divertendosi, funziona. C’è anche chi si ferma solo per guardare.


La cosa più strana che mi sia successa è stata il 25 aprile; eravamo vicino a un’altra Associazione il cui banchetto era gestito da un papà con la figlia di 12 anni che, assieme a un’amichetta, mi ha chiesto di poter giocare. Dopo un lieve imbarazzo, ho chiesto il consenso ai genitori che hanno detto di sì e ovviamente ho un po’ edulcorato alcune domande, perché il linguaggio usato nelle Carte può essere molto esplicito.


Proprio dall’esperienza delle due ragazzine, stiamo riflettendo sul fatto che alcune volte i banchetti di Arcigay si trovano in contesti in cui non c’è solo un pubblico adulto. Stiamo quindi pensando di realizzare una versione di Safe Or Safer che sia adatta a un pubblico di età più giovane, ai bambini. Ovviamente non si tratta solo di utilizzare un linguaggio diverso, ma soprattutto di differenti contenuti.
Per il resto il gioco è uno strumento in continuo aggiornamento, sia per il linguaggio che per gli  argomenti. Non finisce qua!